Le pietre raccontano
L’abitato di Pozzaglia ha subito nel tempo molte trasformazioni e poco o nulla rimane dell’antico aspetto. I selciati delle strade e delle scalinate sono andati perduti, le facciate degli edifici quasi tutte ricoperte da intonaci; sopravvivono solo alcuni portali in pietra e gli archi di accesso alla Corte.
Non si hanno testimonianze della presenza delle nobili casate che si sono succedute nel possesso di Pozzaglia.
C’è memoria invece dei Maccafani, originari di Pereto (AQ), che hanno soggiornato in paese nei secoli XVI-XVII. Nella chiesa parrocchiale si conservano tre lapidi commemorative, e sopra l’arco del vicolo della chiesa lo stemma gentilizio della famiglia.
Nella chiesa parrocchiale si trovano due lapidi e un busto di Caterina Basilici, nobildonna originaria di Orvinio, che fece costruire la cappella dell’Assunta (oggi dedicata a Sant’Antonio di Padova) e se ne riservò il diritto di patronato.
Nell’angolo di un palazzo si trova lo stemma degli “speziali” che segnalava la presenza di una farmacia, oggi trasformata in appartamento. È andato perduto l’affresco del soffitto, che raffigurava motivi floreali, gli albarelli, cioè i vasi in maiolica dove si conservavano semi, radici e oli essenziali, e il caduceo, cioè il bastone con due serpenti intrecciati, emblema della professione medica.
Nella parete del campanile si trova una lapide commemorativa dei pozzagliesi caduti durante la prima guerra mondiale.