I dipinti sul percorso
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La “Refota”
Nell’antico mulino ad acqua, alimentato da una chiusa rettangolare, si…
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La partenza delle “Olivarole”
A novembre, di buon mattino, Livia e le sue compagne,…
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Lu fosso lu cantone
Le donne si recavano al fosso per fare il bucato…
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L’ambiente domestico
Alla sera la famiglia si riuniva attorno al focolare. Mamma…
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I mestieri delle donne
Le donne si trovavano insieme nelle piccole piazzette del paese,…
luoghi da visitare sul percorso
Chiesa di San Nicola di Bari
Una volta arrivati in Piazza principale del Paese, il primo posto da visitare nel percorso prima di addentrarsi nella natura è sicuramente la Chiesa Parrocchiale San Nicola di Bari in cima alla corte del paese.
La chiesa era già esistente nel secolo XV. La facciata è quasi completamente nascosta essendo circondata da edifici costruiti a ridosso, e solo un portale in pietra sovrastato da un timpano indica la chiesa. L’interno e ad un’unica navata coperta da un soffitto a cassettoni. Tra gli anni sessanta e ottanta del secolo scorso sono stati eseguiti dei lavori che hanno modificato l’aspetto originario del presbiterio: sono stati rimossi l’altare maggiore in marmi policromi e il baldacchino che lo sovrastava, sostituiti da un coro ligneo e da un nuovo altare.
Nel presbiterio è presente un affresco del secolo XVI, di autore ignoto ma di pregevole fattura, nel quale è raffigurato il Cristo crocifisso con ai lati San Nicola di Bari e un Papa, verosimilmente San Gregorio Magno. Ai lati dell’affresco due vetrate che raffigurano Sant’Ulpia e Santa Giovanna Antida Thouret. Sotto l’altare maggiore è conservato in un’urna il corpo di Sant’Ulpia Candidia Martire patrona di Pozzaglia. Pregevole il tabernacolo ligneo a tempietto del secolo XVII. Sui due lati della navata un ciclo di vetrate ispirate dal “Cantico di Daniele”, nella parete di fondo una vetrata che raffigura il Sacro Cuore. Sono presenti tre cappelle per lato, in quella dedicata all’Addolorata si trova una macchina processionale in legno dipinto risalente ai primi anni del novecento e un Cristo morto in cartapesta del secolo XVII.
Due cappelle gemelle con altari di foggia barocca, con colonne, trabeazioni a timpano spezzato e stucchi, sono dedicate rispettivamente a sant’Antonio di Padova e a Santa Agostina Pietrantoni. In quest’ultima si conservano le sue spoglie mortali e il fonte battesimale (sec. XVII) dove ella ricevette il sacramento del battesimo il 27 marzo 1864. Sul lato sinistro del presbiterio si trovano tre lapidi commemorative della famiglia Maccafani, originaria di Pereto (AQ), che soggiornò in paese nei secoli XVI-XVII. Nella cappella di Sant’Antonio di Padova due lapidi commemorative e un busto marmoreo (sec. XVII) di Caterina Basilici, nobildonna originaria di Orvinio, che fece costruire la cappella dedicandola all’Assunta e se ne riservò il diritto di patronato.
Casa Natale
Per proseguire subito dopo alla Casa Natale di Santa Agostina Pietrantoni prima di uscire dal paese…
È una casa di poche, piccole stanze, stretta stretta tra le altre abitazioni. Nella prima ci accoglie il focolare attorno al quale nonno Domenico tutte le sere recitava il Rosario circondato dai familiari e dai vicini di casa. In questa stanza sono stati riuniti alcuni mobili appartenenti alla famiglia: una madia, una cassapanca, una culla… Alle pareti sono appese le foto dei fratelli di Suor Agostina, l’albero genealogico della famiglia e altre immagini del tempo. Ben esposti in un armadietto ci sono i libri delle preghiere che Sant’Agostina usava quotidianamente, alcune foto di persone che l’hanno conosciuta e oggetti di pietà. Al piano superiore divisi per settore troviamo arnesi e attrezzi usati dal nonno che in paese era soprannominato “cent’art” perché sapeva fare di tutto. Troviamo il banco da falegname con lime, pialle, squadre, seghe e compasso; il banco del fabbro con morsa, pinze e martelli; il deschetto per creare e riparare zoccoli e calzature molto rudimentali; l’attrezzo per affilare falci, falcetti e coltelli; la gramola per lavorare la canapa; il torchio e tini di varie dimensioni; tutti gli arnesi che si usavano nei campi. Ricordi di un mondo che si fa sempre più lontano e che desta stupore ai nostri increduli occhi. C’è la possibilità di vedere un filmato che sintetizza la vita di questa giovane pozzagliese che ammaliata dalla bellezza della natura, dai suoi profumi e dalla musica delicata del creato tutto trasformava in preghiera di lode e di ringraziamento. Di fronte alla casa la possibilità di un momento di preghiera nell’Oratorio realizzato in una cantina della famiglia Pietrantoni.
Cappellina della “Rifolta”
Qui sorgeva un antico mulino ad acqua di cui oggi è visibile la chiusa rettangolare (Rifolta) che raccoglie le acque che scendono dal monte Faggeto; mentre la struttura è ormai diruta e ricoperta dalla vegetazione.
Ai piedi di un querceto l’antica cappellina dedicata alla Madonna.
Ai tempi di Livia Pietrantoni l’andirivieni dei passanti era continuo e ciascuno sostava un momento per una breve preghiera, o semplicemente per volgere lo sguardo all’immagine di Maria.
Livia fin da bambina si inginocchiava in preghiera e, crescendo, si affezionò sempre di più a questo luogo, trascorrendoci perfino intere giornate in contemplazione e meditazione.
Non fece mai mancare il suo omaggio floreale e, quando entrò in religione, conservò con nostalgia il ricordo della Madonna della Rifolta.
Maccafà
Dal nome si può ritenere che la chiesetta fosse di proprietà di un ramo della famiglia Maccafani, originaria di Pereto (AQ) e trasferitasi a Pozzaglia nel secolo XVI, di cui si ha memoria in tre lapidi che si conservano nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, e nello stemma gentilizio, raffigurante un gallo, collocato sopra un arco di pietra nel vicolo della suddetta chiesa.
Dedicata all’Addolorata, è ancora oggi per i Pozzagliesi meta di pellegrinaggio il Lunedì dell’Angelo, e anticamente anche la terza domenica di settembre.
La giovane Livia Pietrantoni amava sostare in preghiera nel suo andare e venire da un cascinale della famiglia poco distante.
Inginocchiata davanti la porta contemplava il dipinto raffigurante la Deposizione, meditando in silenzio sui dolori di Gesù e di Maria.